Rompiamo l’ipocrisia sociale che protegge il sistema di potere calabrese

Sabato 12 settembre 2020 ore 18 davanti la Redazione di Iacchite’ – La Notizia che sconvolge : io ci sarò, per queste ragioni.


“La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”. E’ pleonastico sottolineare la veridicità della nota frase di George Orwell se non fosse che la medesima si presti a spiegare bene quanto accaduto l’altro ieri al giornalista cosentino Michele Santagata, redattore della testa online Iacchite.it. Preso ripetutamente a pugni e schiaffi da balordi, in presenza di testimoni, il cronista del giornale, diretto da Gabriele Carchidi, è stato vittima di un’aggressione mafiosa che non ammette repliche per il perentorio invito rivolto a conclusione del pestaggio: l’assoluto silenzio sulla vicenda Petrini, l’ex Presidente della sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro arrestato nei mesi precedenti per corruzione.

Quale la colpa di Santagata (che ha sporto regolare denuncia sull’accaduto) e del giornale cosentino? La ricerca della verità, attraverso un giornalismo investigativo che in Calabria, soprattutto, non può che assumere il volto di azione militante contro il gigantesco sistema di corruzione massomafiosa che determina la natura stessa dei processi di relazione socioeconomica del territorio. L’ex giudice Petrini è un corrotto per sua stessa ammissione: il suo studio era diventato praticamente un suq nel quale, soldi alla mano, si poteva comprare l’assoluzione ai processi in Corte d’Appello, indipendentemente dal reato commesso e dalla caratura criminale dell’imputato.

Il problema del sottosviluppo calabrese (e meridionale) è strettamente legato all’uso politico delle mafie che ha connotato sistematicamente l’agire delle classi dirigenti (locali e governative) a partire dall’Unità del Paese. Ed è preziosa, in questa direzione, la quotidiana opera di demolizione del malaffare che Gabriele Carchidi e la sua Redazione portano avanti con costanza fin dalla nascita della loro testata giornalistica.

Iacchite’, infatti, ha scelto di raccontare ‘ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire’ ma che è doveroso rendere pubblico in un contesto come il nostro fortemente degradato sul piano dell’etica pubblica e imprigionato in comportamenti paramafiosi non più tollerabili. Che piaccia o meno a intellettuali salottieri e classi dirigenti corrotte, c’è chi, anche in Calabria, ha scelto di non piegarsi a narrazioni di regime e a verità funzionali al mantenimento dello status quo. Che a queste latitudini la giustizia sia fortemente aggredita dal cancro della corruzione è assolutamente vero. Che esistano lobby occulte in grado di condizionare ogni gaglio del vivere civile è assolutamente evidente. Che esistano giornalisti e intellettuali asserviti al potere è assolutamente noto.

La ricerca della verità è sempre eretica perché restituisce ciò che il servilismo al potere sottrae: la dignità. Senza il suo alfabeto, la parola libertà non ha valenza prassica: è inautentica e fallace. Iacchitè fa il suo mestiere con dignità. Proviamo tutti, per la parte che compete a ciascuno, a fare altrettanto, rompendo l’ipocrisia sociale che protegge il sistema di potere calabrese. Buon lavoro, Direttore Carchidi.

 

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