La storia del bambino nel vento

di Chantal Castiglione 

 

Son morto con altri cento, 

son morto che ero un bambino 

passato per il camino 

e adesso sono nel vento.... 

(Auschwitz F.Guccini)

Per tutti quei bambini che sono morti e continuano a morire quando ancora sono vita: sotto le bombe, scudi umani, in tutti quei luoghi dove a vincere è l’odio e la discriminazione.

Contro ogni genocidio passato e attuale.

Contro chi ha cancellato e chi cancella intere esistenze e non risparmia neppure i bambini.

Noi non dimentichiamo.

Notte. Sento bussare alla porta. La paura assale il mio papà, la mia mamma e me, non perché la mia famiglia abbia commesso chissà quale reato, no! La nostra colpa è essere ebrei. Che poi mi devono spiegare cosa abbiamo fatto di male. Siamo persone anche noi. E io sono solo un bambino.

Dei signori cattivi di cui non capivo neppure una parola di quello che dicevano, apparivano ai miei occhi come i mostri delle fiabe, ma, a differenza di queste che hanno sempre un lieto fine, non c'è nessun eroe buono pronto a salvarci. Ci prendono di forza, spingono mio padre giù dalle scale. Io piango. Che posso farci sono solo un bambino.

In strada altre persone, ecco il mio compagno di classe Giuseppe, anche lui e la sua famiglia ci sono. Ci teniamo per mano e ci raccontiamo delle storielle per ridere un po' come facciamo ogni giorno lungo il tragitto per andare a scuola; stavolta lasciamo il ghetto per dirigerci verso la stazione. Più andiamo avanti e più altra gente si unisce a noi. Ecco la nostra maestra, anche lei hanno preso, che strana processione. E io e Giuseppe ci stringiamo più forte. Siamo solo bambini.

Arrivati alla stazione, dopo ore ed ore di cammino sono esausto, ho fame. Toh! È spuntato il sole e non me ne sono accorto. Ad attenderci un treno. Un treno solo per noi. Nessuno sapeva però dove ci avrebbe portato. Veniamo letteralmente scaraventati dentro come tanti pacchi pieni di merce inutile. «Ma i sedili dove sono? E i bagni? Mi scappa la pipì mamma non ce la faccio più! Voglio la mia casa! Voglio ritornarci! Prometto che se questa è una punizione non vi farò arrabbiare più a te e a papà! Lo giuro anzi!». Il treno parte. Attorno è tutto buio. Mi faccio la pipì addosso. In fondo sono solo un bambino.

«Papà ma quando arriviamo? Sono giorni, anzi settimane che non vedo la luce e che ci fanno stare qui senza cibo né acqua, ammassati l'uno sull'altro. Non si respira! Che puzza!» Io e Giuseppe trascorriamo il tempo a giocare, la maestra ci fa cantare qualche canzoncina di tanto in tanto. Più passano i giorni così e più succede qualcosa di strano alle persone attorno a me. Non sono più persone, uomini e donne, diventano un qualcosa di indefinito, non so come descriverli. Perché sono solo un bambino.

Una frenata brusca. Il treno rallenta. Si ferma. Si aprono i portelloni. Luce accecante, freddo pungente. Neve. Io non l'ho mai vista. Sono scalzo. Le mie scarpette non le trovo più. Mi si congeleranno i piedini. Papà mi prende in braccio. Non trovo più né Giuseppe e né la maestra. Dissolti nel nulla. I miei occhi vedono solo fumo, le mie narici aspirano solo odore agre di corpi anzi di mucchi di ossa bruciati,  il mio cuore avverte tanto strazio e sofferenza. E io sono solo un bambino. 

Appena aperti i cancelli vedo tanti bambini ma non sono come me, li ho definiti subito i bambini-fantasma, scheletrici, sguardi tristi, assenti, una smorfia sui loro volti, si trascinano a mala pena, non giocano, sembrano tante fiammelle flebili quasi spente. Parlano tante lingue diverse, non riescono a capirsi a parole ma un piccolo gesto riesce a racchiudere tutte le loro verità. Uomini in divisa ci fanno mettere in fila, «Mamma, mamma dove vai? Portami con te!». Mi dimeno. Papà cerca di calmarmi. Ci sarebbe stato lui a proteggermi. E io ho bisogno di protezione perché sono solo un bambino.

Che frastuono! Quante esistenze. «Alle docce, alle docce, dobbiamo andare tutti alle docce». Io non voglio andarci e poi con tutti questi sconosciuti. «No papà non andiamo». Cosa strana anche papà non vuole andare, forse penso che neppure lui ha voglia di farsi vedere nudo da tanti sconosciuti. Sono timido. E sono solo un bambino.

Dei bambini-fantasma visti al mio arrivo neppure l'ombra. Ho paura. Sono forse l'unico bambino nel campo? No, ecco nuovi bambini. Mi guardano strano, mi osservano, forse anch'io sono divenuto un bambino-fantasma? Sì, ne sono convinto, mi sono trasformato. Sì non sono più un bambino. Ho dimenticato persino il mio nome. Come mi chiamo? Chi sono? Ecco guardo il mio braccio e trovo la risposta. Ora sono solo un numero marchiato sulla pelle. Non gioco più, non sogno più. Mi hanno separato dalla mia mamma appena arrivato in questo postaccio, e il mio papà lo sono venuti a prendere proprio ieri mattina. Dove lo hanno portato?  Chi mi difenderà ora? Chi si prenderà cura di me n°185567 bambino-fantasma? Un tempo troppo lontano bambino normale con una mamma e un papà e tanti sogni. Volevo diventare un pilota di aerei e volare nel cielo blu. Adesso voglio solo qualcuno che mi abbracci e mi stringa forte. Perché io sono solo un bambino.. 

Persone in divisa entrano nello stanzone, non faccio in tempo a nascondermi. Mi hanno visto. Mi prendono. Mi accompagnano in uno strano posto. Mi fanno spogliare. Dopo tanto tempo mi rivedo nudo. Anzi vedo solo il riflesso di me. Sono solo ossa. Anch'io un mucchietto di ossa. Cerco di piangere, mi dispero. Non ho più lacrime. I miei occhi non sanno più piangere. Sono divenuti glaciali. Non provo più emozioni. Non le conosco più. Non so cosa significa essere felice. La felicità. e cos'è? Io forse solo un giorno sono stato davvero felice. Il giorno del mio compleanno, tutta la famiglia riunita attorno a una buonissima torta e come regalo un modellino di aeroplano costruito dal mio babbo! Si sono stato felice allora. Entro nella doccia, non esce acqua no, ma una strana aria. Non respiro. Mi spezza il fiato. Il mio cuoricino batte sempre più debolmente. Le mie gambine tremano. Chiudo gli occhi. Son morto ed ero un bambino.

Vedo il mio corpo bruciare insieme a quello di tanti altri. I forni ardono, sono in piena attività a cancellare tanto orrore. Adesso io sono nel vento.. Nel vento ho ritrovato la mia mamma e il mio papà. Anche loro polvere di vita, di esistenze spezzate dall'odio dell'uomo sull'uomo. Dall'odio senza un perché. Eppure ero solo un bambino. Un Bambino ebreo.

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